Metodiche:
Il trattamento osteopatico può avvalersi di diverse metodiche in funzione delle necessità terapeutiche, classificabili in 3 grandi famiglie:
- Tecniche strutturali: definite tali perché ristabiliscono la corretta mobilità delle strutture articolari. L’intento specifico delle tecniche manipolative HVLA (manipolazioni ad alta velocità e bassa ampiezza) è tanto meccanico nel restituire l’adeguata mobilità articolare, quanto neurofisiologico: infatti grazie all’alta velocità di azione, tali tecniche innalzano la soglia di attivazione del riflesso da stiramento di quei tessuti in spasmo che riducono il range di movimento articolare. Hanno inoltre un effetto bioattivante e defaticante sulla muscolatura periferica e attraverso la stimolazione meccanica delle radici dorsali favoriscono il rilascio di beta endorfine, con effetto antidolorifico.
- Tecniche Viscerali: i visceri si muovono sotto l’influenza della spinta pressoria del diaframma, il muscolo della respirazione. In alcune condizioni la mobilità specifica di un organo può venire meno causando una reazione della componente muscolo-scheletrica che può essere influenzata dai visceri. Sono ad esempio molto frequenti in persone che soffrono di mal di schiena problemi di mobilità di colon, rene e utero. Lo scopo delle tecniche viscerali è quello di ripristinare la corretta mobilità d’organo in modo da risolvere i disturbi associati alle disfunzioni viscerali rilevate.
- Tecniche cranio-sacrali: agiscono sul movimento sincrono tra le ossa del cranio e l’osso sacro al fine di promuovere l’equilibrio della mobilità funzionale di tutta la colonna, dal cranio al sacro. Con queste tecniche si agisce ristabilendo la normale mobilità delle parti ossee, fasciali, legamentose e muscolari connesse all’asse cranio-sacrale e che ne determinano la corretta funzionalità.
Dialogo iniziale: la cosa più importante è capire se la persona che si è rivolta a noi sia arrivata nelle mani dello specialista giusto e non abbia bisogno dell’assistenza di un altro professionista sanitario come un ortopedico o un neurologo per esempio. In questo caso indirizziamo il paziente verso lo specialista più adeguato. Se il problema è invece di pertinenza osteopatica la visita prosegue.
Attraverso domande specifiche l’osteopata effettua una raccolta di informazioni riguardo i sintomi e lo stato di salute del paziente, sulla sua storia clinica recente e remota, oltre a traumi fisici subiti in passato ed eventuali cure già intraprese, al fine di inquadrare il problema del paziente a 360 gradi. Vengono inoltre studiate eventuali radiografie ed altri esami diagnostici portati dal paziente per essere valutati.
I Test: la visita procede con i test osteopatici: viene valutata la colonna vertebrale, la postura e la disponibilità di movimento delle varie articolazioni periferiche. Vengono studiate le fasce e la funzione muscolare oltre alla mobilità viscerale tramite la palpazione dell’addome. L’osteopata integra le informazioni ottenute tramite i test riguardo le regioni corporee disfunzionali in un ragionamento clinico giungendo alla causa reale del dolore del paziente.
Il trattamento:
Il trattamento mira a trattare le regioni disfunzionali mediante tecniche manipolative appropriate. Non è detto che si intervenga direttamente dove il dolore si manifesta, infatti l’osteopatia considera il corpo umano come un unica struttura, quindi può ristabilire la normale mobilità in aree anche lontane dal sintomo ottenendo indirettamente effetti positivi anche dove esso viene accusato.
Il numero di sedute è variabile a seconda del motivo del consulto: di solito variano da non meno di 3 al massimo di 5, escludendo i controlli di mantenimento a medio e lungo termine.
La durata della prima visita comprensiva di anamnesi è di circa 1 ora. Le successive sedute durano circa 45 minuti.
Le sedute vengono inoltre integrate con consigli di esercizi da svolgere a casa e sulle corrette posture da mantenere sul luogo di lavoro, durante impegni domestici o attività sportive per facilitare la scomparsa dei sintomi.